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Paese

NON DISTRUGGETE L'UNIVERSITA` PUBBLICA

OCCORRE RIFORMARLA E POTENZIARLA



Questa è una dichiarazione di contrarietà rispetto ai recenti provvedimenti legislativi e governativi sull'Università, ed un appello a potenziare e riformare l'Università pubblica.

Da molti anni il sistema italiano dell'Università e della Ricerca è in condizioni di forte svantaggio, rispetto a quelli degli altri paesi europei: abbiamo meno docenti, ricercatori e tecnici, sia in rapporto alla popolazione, sia agli studenti; spendiamo meno per la didattica e per la ricerca, per cui strutture e strumenti sono obsoleti, i costi per gli studenti sono alti e i servizi offerti sono insufficienti. Molti corsi di studio e centri di ricerca lavorano al meglio delle loro possibilità e con ottimi risultati, ma una generazione di brillanti studenti e giovani ricercatori è spinta a cercare all'estero migliori condizioni di studio e di lavoro: un danno enorme per il Paese. Tutto questo in palese contrasto con i periodici proclami che indicano nella ricerca e nell'innovazione il motore dello sviluppo futuro e della ripresa economica.

I tagli imposti dal DPEF del luglio 2008 sono distruttivi. Si tratta del progressivo smantellamento dell'Università pubblica. Il blocco dell'80% del turnover, insieme all'ondata di pensionamenti dovuta a cause demografiche e alla nuova normativa, ridurrà rapidamente il personale e impedirà il reclutamento di giovani: continueremo ad avere la classe docente più vecchia del mondo. Ciononostante, con la riduzione progressiva prevista dalla legge, il Fondo di Finanziamento Ordinario non basterà neppure a pagare gli stipendi. Il risultato sarà una spinta alla privatizzazione, che è già in atto in forma strisciante e potrebbe culminare con la trasformazione delle Università in fondazioni, possibilità ammessa dalla legge. Intanto, già proliferano autoproclamati “centri di eccellenza”, che approfittano dell'assenza di una rigorosa valutazione e non possono offrire una formazione di qualità se non a ristrette élite di studenti.

Noi crediamo che l'Italia abbia bisogno di scuole ed università pubbliche, che garantiscano il diritto allo studio ed un'alta qualità dell'istruzione e della ricerca. Una università non è un'azienda: deve rispettare un bilancio, ma la maggior parte delle entrate deve provenire dallo stato, affinché si possa pianificare e realizzare il servizio fondamentale dell'alta formazione in autonomia da interessi privati, e si garantisca la libertà di ricerca, come vuole la Costituzione. Nell'interesse del Paese, pensiamo che si debbano potenziare e premiare le strutture didattiche, i centri di ricerca ed i singoli che hanno dimostrato nei fatti di operare ad alto livello; riformare ed innovare dove i risultati sono insoddisfacenti o interessi personali hanno avuto il sopravvento. Una strategia diversa, come quella di distruggere (per poi ricostruire?) non dà garanzie di qualità, ed è uno spreco intollerabile di competenze, di persone e di soldi.





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